La Spagna, così come il nostro Bel Paese, è notoriamente una nazione amante della birra, in particolar modo quella prodotta artigianalmente. Eppure, come in molte altre regioni del mondo e in molti altri settori di mercato, le notizie e le prospettive che giungono dalle analisi post-pandemia non sono fra le più rosee.
Secondo un nuovo rapporto, infatti, nel 2022 i birrifici spagnoli con una capacità produttiva annuale inferiore a 50.000 ettolitri hanno prodotto il 20% di birra in meno rispetto al periodo pre-pandemia, con un calo di almeno il 3% se il rendimento viene paragonato all’anno 2019. Il rapporto, prodotto dall’ente di categoria Cerveceros de España e dal Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione spagnola, non manca di consigli. Si legge, infatti, quanto segue: “Per questo segmento è particolarmente importante la riattivazione dei consumi nell’industria dell’ospitalità, che rappresenta il principale canale di commercializzazione e consumo della birra artigianale”.
In caso contrario potrebbe addirittura verificarsi un calo, una chiusura, del 35% dei piccoli birrifici. Questa tipologia di aziende, certamente di nicchia, rappresenta solo lo 0,14% della produzione totale di birra in Spagna, ma la loro passione, riscontrabile nell’alta qualità delle bevande prodotte, non è desumibile da meri dati numerici. I dati, invece, sono decisamente in crescita e conseguentemente più confortanti per i medi e grossi produttori: “L’anno scorso abbiamo affrontato nuove sfide, tra cui una guerra che colpisce brutalmente e duramente chi la subisce in Europa e con un effetto domino sull’economia e sui settori produttivi a livello globale – ha dichiarato Jacobo Olalla Marañón, direttore generale di Cerveceros de España – Nonostante ciò, in Spagna è stata un’ottima annata birraria in termini generali: siamo diventati il secondo produttore dell’UE, dietro solo alla Germania”.