La storia della viticoltura belga è un racconto di resilienza, innovazione e stretto legame con la terra. Prende piede dagli antichi romani e il suo arco arriva sino ai successi di mercato contemporanei. Come spiegano gli storici belgi: “Introdotta dai Romani nel I secolo d.C., la coltivazione della vite prosperò nelle valli della Mosa e del Reno grazie al clima favorevole.
Già in quest’epoca i vini belgi acquistarono popolarità e divennero parte integrante della cultura locale e non. Tuttavia, con la caduta dell’Impero Romano, la viticoltura affrontò un declino durante le invasioni delle tribù Franchi e Vandali”. Nel periodo medievale poi, i monasteri, riconoscendo il valore economico e spirituale del vino, giocarono un ruolo chiave nella rinascita della viticoltura belga. Vi è poi l’arrivo in zona della Piccola Era Glaciale e l’incombere della fillossera nel XIX secolo: entrambe, come in molte altre regioni, presentarono sfide significative al mondo enologico, ma alcune regioni si adattarono alle condizioni mutevoli.
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Nel XX secolo, con il rinnovato interesse per la viticoltura, l’uso di vitigni internazionali e il supporto dell’Unione Europea, l’industria vinicola belga crebbe in reputazione. “Oggi – riconoscono con orgoglio gli esperti – con circa 50 varietà di uve coltivate, pratiche sostenibili e biologiche, il Belgio continua a evolversi, combinando tradizione e innovazione. La storia della viticoltura belga è un affascinante viaggio nel tempo, segnato dalla resilienza dei viticoltori di fronte a cambiamenti climatici e parassiti: il Belgio è un esempio di vinificazione inaspettata”.