“La rientranza sul fondo di una bottiglia di vino è una scelta del produttore e non ha alcun impatto sulla qualità del vino”. Questo, perlomeno, è quanto affermano molti degli esperti e degli appassionati contemporanei, in questo caso il sommelier Stéphane Sanchez. “Può aver un senso – ha poi aggiunto – per i produttori di vino i cui prodotti siano stati concepiti per una lunga conservazione, come ad esempio un Bordeaux pregiato. In tal caso è auspicabile utilizzare questo tipo di bottiglia.
Ma non è strettamente necessaria per un produttore i cui vini saranno bevuti entro un anno dall’uscita sul mercato, come ad esempio un rosé”. In lingua italiana questa base tradizionale dei recipienti di vino viene chiamata solitamente e semplicemente “base”, mentre in inglese il lessema è “punt”, ovvero puntino. Raramente rintracciabile sulle bottiglie di altre tipologie di alcolici, quest’ammaccatura alla base è, invece, immancabile quando si avanza nel reame dell’enologico.
![Fonte foto di Hermes Rivera su Unsplash, Tecnica WideSpirit](https://www.widespirit.it/wp-content/uploads/2023/02/Fonte-foto-di-Hermes-Rivera-su-Unsplash-Tecnica-WideSpirit-1024x682.jpg)
Storicamente, nel corso dei secoli, aveva però una funzione ben precisa: stabilizzare e rinforzare. Infatti, in passato, i contenitori erano così lavorati dal soffiatore del vetro per ridurre al minimo i danni da urto, rendendo il tutto sia più equilibrato che strutturalmente più saldo. Oggi, con l’avvento delle più moderne tecniche di produzione, questa funzione è praticamente decaduta ovunque. Sono in molti, però, a sostenere che questo tradizionale rigonfiamento ai piedi delle bottiglie possa ancora essere sfruttato: aiuterebbe a raccogliere sul fondo i sedimenti che, invecchiando, il vino produrrà di anno in anno, evitando che finiscano nel bicchiere una volta versato.