“Negli anni ‘90 ho sperimentato la pacciamatura con paglia e compost sotto le viti: ha portato a un colore più intenso e a tannini maturi e setosi nelle uve, preservando sia l’umidità del suolo, sia condizioni più fresche a metà estate, importanti per l’invaiatura (la maturazione dell’uva). Mentre un po’ di calore favorisce la maturazione, lo stress dopo l’invaiatura porta a vini marmellatosi e il nostro obiettivo è quello di trovare la stupenda sapidità dello shiraz che il vigneto Hill of Grace esprime così bene”.
A descrivere la sua vigna e le sue tecniche sostenibili è la 71enne australiana Prue Henschke, proprietaria di un’azienda vinicola con alle spalle ben 150 anni di storia. Comproprietaria, ma anche viticoltrice, che ha saputo condurre la sua produzione verso un approccio marcatamente sostenibile: uno sfruttamento di tecniche biologiche e biodinamiche, che prosegue il suo corso anche in seguito alla vendemmia, tramite un’attenta agricoltura rigenerativa, dove vengono piantate erbe autoctone in grado di riabilitare il terreno di Adelaide.
Oggi, uno shiraz prodotto da Henschke, arriva a costare a Singapore anche mille dollari! Alla Hill of Grace, oltre alle tecniche di sostenibilità, sanno essere oculati anche nelle tecniche comunicative: “I siti web sono una meravigliosa fonte di informazioni. – spiega, in un’intervista, Prue Henschke – Gli ultimi tempi hanno dimostrato quanto sia importante questo strumento per la prossima generazione: guardando le storie e le immagini di un produttore di vino biodinamico, l’accento è spesso posto su come si prendono cura della loro terra, delle viti e sulla soddisfazione di produrre un vino che abbia equilibrio. Ci sono così tanti scrittori di vino in tutto il mondo che amano entrare in contatto con la storia di un produttore biodinamico, che spesso le loro recensioni sono una grande fonte di descrittori per chiunque voglia selezionare e acquistare un prodotto del genere”.