“Penso che dal punto di vista stilistico la gente si stia allontanando dal desiderio di vini grandiosi e troppo audaci, di quei vini che si buttano a capofitto. Al contempo l’Austria è in grado di soddisfare questa mutazione del desiderio: ha proprio quello che i consumatori cercano ora, ovvero un vino fruttato, ma con retrogusti complessi e interessanti e una straordinaria capacità d’invecchiare”.
Questo è un vero segreto da insider del mercato austriaco. Si può comprare un vino da 10 euro e quel vino continuerà ad invecchiare per 10 anni”. Le dichiarazioni in questione provengono nientemeno che dal CEO della Austrian Wine Marketing Board, Chris Yorke. Il mercato vinicolo europeo, di fatti, sta vivendo al momento, perlomeno per queste regioni centrali, una sorta di paradosso: da un lato il consumo di vino tedesco in Germania è in forte calo, dall’altro le vendite dei vini austriaci stanno crescendo a dismisura, invadendo i mercati confinanti e perfino gli Stati Uniti.
Secondo i dati più freschi, di fatti, si è registrato nel Paese un aumento dell’11,2% del valore nel periodo post-Covid 2022, portando le vendite totali a 231 milioni di euro. L’Austria, tra le altre cose, si è anche fatta strada nel mondo in espansione dei vini naturali arancioni, concentrando l’attenzione sull’agricoltura biodinamica e l’uso limitato di fertilizzanti artificiali. “Le nostre regioni viticole, che includono 44.537 ettari, stanno diventando sempre più conosciute per la loro varietà. – ha poi aggiunto Yorke – In testa abbiamo le varietà del Grüner Veltliner e del Riesling, che dominano nell’est. Seguono, poi, vini più corposi, come il Zweigelt, sviluppatisi nelle zone a sud-est di Vienna”.