Alla trentunesima edizione di “Wine Industry Financial Symposium” (16-17 novembre 2022, Napa, California) si è approfondito l’intrigante tema di come si arriverà a consumare il vino nel prossimo futuro (sempre stappando le bottiglie e bevendo dai bicchieri, direte) quando sarà possibile seguire tramite esperienze immersive virtuali tutti i passaggi della vinificazione delle nostre etichette preferite.
Il mondo del vino ha già esplorato le galassie del Web3, della blockchain e degli NFT. Forbes ne ha parlato in un articolo del settembre scorso passando in rassegna le più interessanti piattaforme di collegamento tra mercati fisici del vino e decentralizzazione del controllo della qualità delle filiere. Fra questi vi è Evinco Winery, piattaforma DAO co-fondata sempre a Napa Valley, California, da Mario Sculatti, già noto broker di vini rari e per collezionisti. Le tecnologie DAO sono, in estrema sintesi, entità “acefale” di gestione di beni, servizi e persone che funzionano senza una struttura organizzativa verticale e organi di controllo (insomma la blockchain, dai).
Se impiegate nei business delle catene del valore della Wine & Spirits Industry, queste tecnologie possono offrire alle realtà vinicole tradizionali, ai produttori, alle comunità e ai consumatori, uno strumento di partecipazione (bottom-up direbbero quelli della Harvard Business Review)che consente di vivere in maniera attiva tutta l’esperienza della produzione di vino, dalla vendemmia all’apposizione del marchio. Un po’ come le catene dei token dei mercati digitali, ma con in più la secolare passione della vita nei filari di viti e il profumo delle cantine.