Le condizioni climatiche estreme, come siccità, incendi e altri fenomeni meteorologici, hanno causato un significativo declino nella produzione di uva. Grazie alle più moderne tecnologie e raffinati strumenti di analisi, però, le organizzazioni preposte sono ormai in grado di raccogliere dati estremamente precisi al riguardo, utili per curare il presente e prevenire un futuro incerto.
Secondo l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV, che coinvolge quasi 50 Paesi produttori di vino), infatti, Paesi come l’Australia e l’Italia hanno subito riduzioni del 26% e del 23% rispettivamente, mentre la Spagna ha visto una diminuzione di oltre il 20%, e Cile e Sudafrica hanno riportato cali superiori al 10%. L’OIV ha segnalato che: “Il raccolto globale di uva nel 2023 è stato il peggiore dal 1961, e anche peggio delle stime iniziali. Inoltre, il consumo di vino è diminuito del 3% nello stesso anno, raggiungendo il livello più basso dal 1996, con una tendenza negativa evidente negli ultimi cinque anni, in parte attribuibile all’aumento dei prezzi e al calo del consumo in Cina.
Nonostante il calo globale, la Francia ha registrato un aumento del 4% nella produzione di vino, mantenendosi il maggior produttore al mondo”. La diminuzione del terreno destinato alla coltivazione di uva è stato osservato per il terzo anno consecutivo, ma l’India ha mostrato un aumento del 3% nelle dimensioni dei suoi vigneti. In Italia, il crollo della vendemmia, al livello più basso dal 1950, è stato attribuito a condizioni meteorologiche avverse come inondazioni, grandinate e muffe causate dal clima umido. Sebbene il calo sia stato significativo, non è necessariamente indicativo di una tendenza costante.