“Un’enorme quantità di shiraz e cabernet sauvignon è stata lasciara sulla vite, circa metà del vigneto è stato lasciato a marcire. In genere produciamo dalle 200 alle 300 tonnellate di shiraz e cabernet, cosa che non abbiamo potuto portare a termine quest’anno.
Tutti i nostri serbatoi sono pieni di vino”. Brian Mullany, enologo australiano con alle spalle un’esperienza pluri-decennale nel settore, esprime con queste parole il proprio disappunto e i propri timori attorno alle difficoltà in cui il mercato enologico australiano è incappato nelle ultime stagioni. Mullany riconosce apertamente la presenza di ciclicità per le difficoltà riscontrabili nel settore vinicolo e l’importanza di sopravvivere a tali periodi, cercando di ridurre i costi al minimo. Tuttavia, lamenta il fatto che, essendo situati in una delle ultime zone per la raccolta dell’uva nello Stato australiano (Nuovo Galles del Sud), spesso vengono informati all’ultimo minuto che le cantine non necessitano del loro raccolto.
Similmente accade nella regione del Berri: oltre 600 coltivatori della CCW Co-operative Ltd hanno, infatti, avviato un’azione legale per i pagamenti delle loro uve di shiraz e cabernet sauvignon con Berri Estates, la più grande azienda vinicola dell’emisfero meridionale. Secondo un recente rapporto, l’Australia avrebbe un eccesso di offerta di vino pari a 2,8 miliardi di bottiglie. Il prof. Snow Barlow, dell’Università di Melbourne, sottolinea la necessità di pensare a lungo termine: “I viticoltori stanno vivendo una situazione molto difficile, su due fronti: a causa di una cattiva annata, legata alle condizioni meteorologiche, e a causa di un mercato di esportazione che è stato decimato senza alcuna colpa”.